sabato 29 dicembre 2012

So it ends...

E così, dopo due mesi, è finito il mio stage.

Devo ammettere che mi dispiace da morire. Il lavoro che mi hanno fatto fare mi piaceva un sacco (ho avuto l'enorme fortuna di trovare un'azienda che crede negli stagisti, e gli fa fare qualcosa di serio), ed inoltre ho conosciuto tantissime persone fantastiche, sia a livello umano che a livello professionale. Ora si torna alla mia triste vita da universitario (Sto odiando l'idea di rimettermi sui libri), ma in un futuro, chissà...

Cose che ho imparato:

1) Sono un utOnto (Ma di questo ne parlerò in un intervento a parte, perché merita veramente)

2) Quello che ti insegnano all'università serve a poco o niente. Tutto il lavoro che ho fatto e tutte le competenze che ho acquisito sono qualcosa di estremamente specifico legato all'azienda. Vero, non ho fatto uno stage prettamente "economico" (Tipo controllo di gestione), ma credo che a salvo rari casi, le competenze una persona se le faccia sul posto di lavoro. Questo rende ancora più deprimente l'idea di dover studiare altri tre anni.

3) Pur lavorando, uno può anche divertirsi. Va bene stare 2 ore e mezza con gli occhi attaccati al computer, va bene dare fuori di matto perché mancano i dati su cui lavorare, va bene tutto. Ma quei cinque minuti della pausa caffè ti cambiano la giornata. E non mi è capitato di svegliarmi la mattina pensando "No, che sbatti, devo andare a lavorare". O perlomeno, certo, ad una certa ora uno vorrebbe anche stare a letto, ma non una disperazione del tipo "No, aiuto, devo studiare 8 ore oggi".

4) Voglio laurearmi in fretta ed andare a lavorare.

5) Farsi quaranta minuti di macchina all'andata ed al ritorno è una delle cose più rilassanti che ci siano, se si ha della buona musica da ascoltare. Certo, alle 6 di sera con un vecchietto rincoglionito che costringe tutti ad andare a 40 all'ora su un provinciale viene voglia di lanciare un RPG, ma a parte quello ci sta.

Queste sono delle prime riflessioni random... Più avanti magari ne parlerò più nel dettaglio. Per ora posso solamente dire che sono veramente felice di aver avuto questa possibilità, ho avuto veramente l'(enorme) botta di culo di trovare un'azienda che mi ha messo a fare qualcosa di utile per loro, e quindi di vedere dall'interno come funzionano le dinamiche aziendali, e come ragionano in un media/grande impresa internazionale.
Adesso ritornerò a studiare. Più avanti, chi lo sa? Io tra tre mesi dovrei laurearmi (Poi c'è la specialistica)...

martedì 25 dicembre 2012

Buon Natale!

Approfitto dei dieci minuti liberi di questa giornata per augurare a tutti voi e alle vostre famiglie un Felice Natale.

E mi raccomando, mangiate, mangiate e mangiate, che almeno non mi sentirò in colpa quando vedrò di quanto sarò ingrassato, dopotutto mal comune, mezzo gaudio ;-)

Auguri!

giovedì 20 dicembre 2012

Presents

L'umore dell'altro giorno mi è passato, quindi la manfrina su videogiochi=violenza la rimando ad un altro giorno.
Forse... Alla fine è un argomento di cui si è parlato, riparlato e straparlato, quindi vedrò se mi tornerà di parlarne anche io.

Comunque... Parto consigliando una canzone: non c'entra assolutamente niente con il post che sto andando a scrivere, però è tutto il giorno che ce l'ho in testa, e anche adesso in macchina al ritorno dal lavoro l'ho ascoltata tipo 3 volte. 
E per farlo ho dovuto collegarmi a youtube con il cellulare, attaccare il cellulare al jack, ed aspettare che scaricasse. E tutto questo perché #Morosa, che mi ha comprato il CD per Natale non ha voluto darmelo martedì perché aveva dimenticato il biglietto ed io non avevo nemmeno impacchettato il mio. (A mia discolpa devo dire che non era previsto per quel giorno lo scambio dei regali).
Quindi, visto che o che mi legge spero di averla fatta sentire in colpa per la sua incredibile malvagità (Cosa che pagherò. O, se la pagherò... Se non avrete più mie notizie non preoccupatevi).

Ah, già, la canzone!
Untouchable (parte 1 e 2), degli Anathema.

Tornando al post... Visto che il "capolavoro" di Trenitalia voglio tenerlo per un'altra volta, anche perché una volta raccontato quello, già detto del capodanno sui monti e del viaggio al mare, avrò veramente finito gli aneddoti, e che non voglio scrivere una recensione, perché ne ho appena scritta una e non voglio che questo diventi un blog di musica.... Non ho la più pallida idea di cosa scrivere.

Quindi vi racconterò la mia epopea per comprare i regali di Natale quest'anno.

Io sono il classico ritardatario quando si tratta di regali. Nel senso che se va bene mi sveglio il giorno prima, se va male mi sveglio la settimana dopo.
Tra l'altro, nella mia famiglia non c'è mai stata grande abitudine a farsi regali... Con #FratelloM non ci siamo mai scambiati un regalo, mentre con #FratelloP da un annetto a questa parte ci regaliamo un CD a vicenda, ma a parte quello non mi sono mai posto molti problemi.

Dall'anno scorso, notando questa mia (nostra) poca attitudine ai regali, mia madre e sua sorella (che ha 3 figli più o meno della stessa età e con lo stesso problema) hanno deciso che a Natale dobbiamo farci un regalo tra di noi.
Nel senso che io lo faccio a mia cugina maggiore, mio fratello al cugino medio, e l'altro fratello al cugino più piccolo. Okay, tutto bene. L'anno scorso me l'ero cavata con un paio di orecchini.

Mentre il regalo per #Morosa mi era uscito bene, peccato solo avessi completamente ciccato la taglia, ma vabbè.

Quest'anno, all'alba del 10 di Dicembre, mia madre mi dice che a me sarebbe toccato fare il regalo al cugino più piccolo (Che ha comunque 17 anni), visto che il mio fratello della sua età è in America, e difficilmente avrebbe preso parte allo scambio dei regali.
Ma sì, tranquillo, tanto ha i miei stessi gusti musicali, gli prenderò un CD e via.

In tutto questo non avevo ancora preso i regali per #Morosa. (Piccola parentesi: io e #Morosa facciamo l'anniversario il 27 di Dicembre, quindi oltre al regalo di Natale c'è anche quello. E due settimane dopo c'è il suo compleanno. Sì, il mio portafogli ama questo periodo).

Anzi, a dire il vero uno dei tre l'avevo già preso, c'è un libro che assolutamente voleva, e praticamente mi ha mandato il link ad Amazon con già tutto pronto, dovevo solo cliccare su "Invia". Okay, lo so, sono pessimo, non ho scusanti.

Comunque, fatto sta che oggi, 19/12/2012, ovvero 6 giorni prima di Natale, con la domenica in mezzo, mi sorge subitaneo un pensiero.

"O cazzo, i regali."

Vado nel panico più totale. Anche perché con la storia dello stage in mezzo, non avevo idea di quando sarei potuto andare a fare lo shopping.
Volo su Amazon, e cerco il CD che voglio regalare a mio cugino assieme ad un altro che dovevo prendere per un'altra persona. 
Non è in stock, arriverà il 6 Gennaio. 
Mierd.

Okay, e mo' che faccio?

Cerco sul sito della Feltrinelli, e.... No, non c'è.
Bene.

Potrei chiamare il mio negozio di fiducia! Peccato abbia 0 credito sul telefono, e non mi permetto in ufficio di andare sul sito della TIM a fare la ricarica. (Soprattutto perché credevo di aver fatto danni con il firewall la settimana prima, ma questa ve la racconto un'altra volta)

Soluzione: Facebook! Fortunatamente con il cellulare posso connettermi di straforo, e corro ad aggiungere il negozio tra gli amici.
Ovviamente questo si sveglia tre ore dopo ad accettare (Ma porca miseria, hai sempre lì il PC acceso che lo usi a fare se non per Facebook?

Quando finalmente accetta gli scrivo. Il CD per il cugino non ce l'ha e lo ordina, ma non sa se per lunedì arriva. L'altro c'è.

Il dettaglio che non ho ancora detto, è che i miei cugini vivono a 250km, in un'altra regione, non posso dirgli "Ma sì, te lo darò settimana prossima quando arriva".

Ora posso solo sperare. Ma quanto scommettete che arriva mercoledì?

lunedì 17 dicembre 2012

Satana qua, Satana la, Satana su, Satana giù...

Okay, oggi sono di umore nero per motivi miei...
E quando leggo dichiarazioni come quelle che sto per postare, allora mi sale veramente il sangue al cervello, perché le crociate a prescindere mischiate all'ignoranza abissale sono una cosa che proprio non tollero.


Su Yahoo (La mia homepage, che ogni mattina mi allieta con una marea di vaccate, che loro chiamano "notizie", ma che ogni tanto mi strappano un sorriso) leggo il titolo "Tiziano Ferro accusato di Satanismo".

Ohibò. Che ha combinato il Tiz? (Premessa: io detesto atrocemente Tiziano Ferro, però la notizia mi ha incuriosito)
Clicco sul link, e mi ritrovo questa frase, dichiarata dall'egregio Don Giulio Marra, sacerdote della comunità "Nuovi Orizzonti".

Tenetevi forte.

"Essere satanisti è peggio di essere mafiosi o terroristi, perché nella vita si può sbagliare ma scegliere di adorare il male è l'errore peggiore. E' un dispiacere che Bologna abbia accettato Marilyn Manson, giustamente respinto in tante nazioni, ma d'altronde qui Satana è ben presente. Il rock è di per sé una musica discorsiva e dannata. In Imagine di John Lennon, nelle canzoni dei Led Zeppelin, dei Pink Floyd, dei Queen e in Hotel California degli Eagles ci sono chiari riferimenti o tracce nascoste che esaltano il Male"

No, scusa? SCUSA?
Il rock è di per sé una musica discorsiva e dannata? Ma che cazzo stai dicendo?!
Imagine di John Lennon sarebbe satanista? Ma lo colleghi il cervello alla bocca?


Io è da anni che lotto con i miei amici per provare a fargli capire che, no, Metal non è sinonimo di satanismo. No, i metallari non sacrificano vittime umane ai loro concerti. Sì, ci sono gruppi che hanno richiami satanici, ma la maggior parte lo fa per fare scena e per cavalcare l'onda degli idioti che ci credono.


E ora mi sento dire che non solo il Metal, ma addirittura il rock sarebbe una musica maledetta?
Ma che cazzo volete che ascoltiamo, tutti insieme l'Ave o Maria cantata dal coro della Basilica di San Pietro? Già che tutte le mattine quando vado al lavoro superato un certo pezzo Radio Sportiva si trasforma in Radio Maria (E già qui dovete spiegarmi come mai fregate le frequenze ad altre stazioni), ma adesso venite a dirmi anche che musica devo ascoltare? No, non ci siamo.
Questa frase trasuda ignoranza e populismo in maniera schifosa. Vorrei tanto prendere il caro Don Giulio, metterlo ad un tavolino, prendere il mio iPod (Pieno quasi esclusivamente di musica Metal), e dirgli "Bene, Giulio caro. Adesso trovami una singola canzone satanica. Una."
Ed è inutile dire che non la troverebbe. Ma il mondo resta convinto che Metal = Satana. Perché? Certo, alcuni gruppi satanisti esistono, come penso possano esistere in altri generi. Ma una cosa che in molti non sanno e non capiranno mai, è che se un gruppo canta canzoni contro il cristianesimo, non significa automaticamente che sia satanico.


Lo sapete come è diventata cattolica la Finlandia? Con una crociata. Un'esercito di cavalieri cristiani ha preso, attraversato il mare tra Danimarca e Finlandia ed hanno incominciato a mettere a ferro e fuoco le campagne e a conquistare le città.
I famosi Mayhem, il gruppo che con Burzum negli anni '80 diedero fuoco a diverse chiese non erano satanisti. Erano pagani, che rivendicavano le origini della loro nazione e che si ribellavano ad una religione impostagli con la spada più che con la croce.
Tutto questo per dire cosa? Che queste cose la gente manco le sa! Si limitano a sapere che Marylin Manson è un satanista (Nota del redattore: non è satanista, appartiene al gruppo di cui parlavo sopra che fingono di esserlo per approfittare dell'idiozia della gente.)


La famosissima "The Number of the Beast", degli Iron Maiden ti sembra una canzone satanista, caro Don Giulio? Sì? Hai provato a leggere il testo, invece di limitarti al titolo? Perché, così, a me sembra si limiti a leggere brani del tuo vangelo, non ad inneggiare a Satana o ad altro.
E poi, scusa... John Lennon, gli Eagles e i Pink Floyd satanisti? Ma per favore...


Trovo tutto questo vergognoso. Perché il dramma è che poi la gente ci crede.
(Per chi se lo stesse chiedendo, l'articolo di Yahoo proseguiva con il caro Giulio che definiva satanista il contenuto della canzone "Indietro" di Tiziano Ferro. Io non la conosco, ma sono andato a leggere il testo... Per me è più satanico lo scontrino del supermercato.)

Ma niente.

Prendiamo i Moonsorrow. Nell'album Kivenkantaja, raccontano della lunga guerra del popolo finlandese per resistere ai cristiani, di come hanno combattuto e perso delle battaglie contro l'odiato nemico. Questo è satanismo? No, questo è paganesimo!

Dopo ogni conquista prendevano gli abitanti e li mettevano in fila. In cima alla fila c'erano un prete ed un boia, e la scelta era "O pagano bello, o ti converti o sei un eretico maledetto e quindi ucciderti è cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, eccetera eccetera".
Come è ovvio immaginare, la maggior parte dei nostri amici finlandesi pensarono che tra il ricevere due dita d'acqua sul capo ed il perderlo la prima era la via meno dolorosa, ergo in questo modo la Finlandia (Così come in seguito la Norvegia e la parte meno "civilizzata" della Svezia) vennero a conoscenza del cristianesimo.

E, tanto per essere precisi... Manson NON è Metal. (Ma si finge tale, per approfittare dell'idiozia della gente... Solo io vedo un denominatore comune?).

Poi ogni volta che succede una tragedia come la Columbine, o l'ultima sparatoria nella scuola del Connecticut, le prime cose che si vanno a guardare è se il killer ascoltasse Metal o giocasse ai videogiochi (Di questo ne parlerò in un altro post) piuttosto che farsi domande del tipo "Ma aveva problemi in famiglia? Aveva problemi di relazioni?".

E se un giorno mi capiterà che girando per strada con una maglietta dei Blind Guardian una signora mi guarderà e si farà il segno della croce saprò chi ringraziare.
Anche perché per come sono fatti gli italiani capace che da quella scena l'intero paese si convinca che io sia un seguace di Satana, e nel giro di tre giorni me li ritroverei alla porta con i forconi...

martedì 11 dicembre 2012

Quando sarà pieno!

Questa storia che vado a raccontare è piuttosto vecchia...
Nell'estate del 2006, in una vacanza studio in Inghilterra, avevo conosciuto una ragazza di #Cittàa200km. Non sto a raccontarvi tutta la storia che è lunga e complessa, ma fatto sta che ci siamo messi insieme, e lo siamo rimasti per poco più di tre anni.

Ovviamente i 200 km erano parecchio un problemino per vedersi, soprattutto perché all'epoca nessuno dei due era automunito, e ci toccava prendere il treno.
Già la parola "treno" in una storia ambientata in Italia è un preambolo al disastro, ma questo non devo certo dirvelo io...

L'estate seguente, a Giugno, mi metto d'accordo con la migliore amica di #Ragazza per farle una sorpresa: avrei saltato l'ultimo giorno di scuola, e mi sarei fatto trovare all'uscita da lei.
Bella idea, soprattutto sulla carta, peccato che a  #Cittàa200km ci sarei dovuto andare, come al solito, con Trenitaja.

Dunque... Parto al mattino, bello felice e pimpante, e mi dirigo alla stazione di #Cittàadaltezzavariabile, il biglietto del treno già in tasca (non si sa mai). Trovo il mio treno e salgo, pronto a sorbirmi le 3 ore di viaggio (più cambi) necessarie per arrivare a #Cittàa200km.

Il viaggio fila liscio e tranquillo, ogni tanto mi sento con l'amica di #Ragazza per confermarle che tutto va bene, fino a che non arriviamo nella stazione prima di quella di #Cittàa200km.
E lì il treno si impianta, e non si ferma più.

Vabbè, rifletto, ho due ore e mezza di anticipo, non è nulla di grave....

Sì, come no...
Dopo venti minuti fermi, vado a chiedere lumi al controllore, che mi spiega che c'è uno sciopero degli operai metalmeccanici di una qualche fabbrica, e che questi hanno occupato i binari, impedendo ai treni di muoversi.
Noto infatti, che parecchi altri treni sono arrivati nella stazione, e che nessuno si muove.

Okay, va bene, stavolta non è colpa vostra.
Ma io come ci arrivo a #Cittàa200km?

Mi dicono che all'esterno della stazione stavano organizzando dei pullman per le varie destinazioni raggiungibili dalla città in cui ero bloccato.
Ringrazio, ed esco, ed effettivamente vedo che hanno pronti tre o quattro pullman, che indicano le varie destinazioni a cui si sarebbero diretti.
Noto quello che va a #Cittàa200km, e mi avvicino all'autista.

#Edhel: Salve... Dovrei andare a #Cittàa200km, a che ora partite?
#Autista: Quando il pullman è pieno.

Mi guardo intorno: ci saranno sì e no una cinquantina di persone in stazione (Ricordo che sono le 10 di mattina di un venerdì lavorativo).

#Edhel: Sì, ma di gente in viaggio oggi ce n'è poca... Se non si riempie?
#Autista: (Scocciatissimo) Aspettiamo che si riempia e poi partiamo.

Vabbè... Torno al mio libro. Avviso l'amica del problema, e mi sistemo in stazione a leggere per gli stracazzi miei.
Dopo un'ora il numero di persone in stazione è ancora più o meno quello, e io torno a scassare le balle all'autista.

#Edhel: Scusi, ma qui pare che non arrivi più nessuno... In quel caso non parte prima?
#Autista: No, bisogna aspettare che si riempia perché se poi arriva gente e non c'è il pullman fanno storie.

Ah, e noi stronzi che siamo qui da più di un'ora invece stiamo buoni e tranquilli?
Intanto arriva a protestare un'altra ragazza, che dice di essere lì con i nonni e che devono assolutamente raggiungere #Altracittà, dato che avevano una coincidenza da prendere.
L'autista, sempre più scocciato, ci dice di aspettare che il pullman si riempia.

E sticazzi, a questo ritmo forse per ferragosto sarà pieno!

Dopo altri quaranta minuti, io e la ragazza torniamo all'attacco.
L'autista come ci vede arrivare fa una faccia del tipo "Oh, no, ancora quei rompicoglioni".

#Edhel: Salve, mi spiace disturbarla nuovamente, ma visto che ormai sono quasi due ore che aspettiamo, vorrei sapere se ha intenzione di partire...
#Autista: Quando sarà pieno.
#Edhel: Senta, la stazione è bloccata, i treni non arrivano, quindi non si riempie!
#Autista: Eh, ma se si sblocca poi arriva gente
#Edhel: Sì, ma se si sblocca ripartono i treni!
#Autista: Senta, a me hanno detto di venire qui, riempire il pullman e partire quando sarò pieno. Visto che non sono pieno io non mi muovo, quindi aspetti. E se ha tutta questa fretta di arrivare a #Cittàa200km prenda l'ABC! (Sigla buttata lì, non ricordo il nome esatto).
#Edhel: Che sarebbe l'ABC?
#Autista: Il servizio di pullman che ogni mezz'ora parte per andare a #Cittàa200km. Lì c'è la pensilina.
#Edhel/Ragazzaincontrataacaso: ... E ce lo dice ora?!
#Autista: Potevate chiedere!

Trattenendomi dal dirgli cosa pensavo di lui corro alla pensilina, mentre la ragazza va a recuperare i nonni. Fortunatamente mancano quindici minuti alla partenza, e quindi riusciamo a prenderlo. Purtroppo il pullman fa un giro allucinante, ed invece dei quindici minuti che ci avrebbe messo il treno ci impieghiamo un'ora, e tra l'altro vengo lasciato dall'altra parte della città, in una zona che non conoscevo.
Ovviamente #Ragazza era già uscita da scuola da un bel pezzo, ma fortunatamente era andata a festeggiare la fine con i suoi compagni di classe in una piazza della città, che sono riuscito in qualche modo a raggiungere, anche se ho rischiato di essere buttato in una fontana da dei ragazzi che passavano di lì perché "Ehi, ma tu sei ancora asciutto!".

Morale della storia? Trenitalia riesce a fare casini anche quando si parla di pullman...

giovedì 6 dicembre 2012

Vieni, che può esserti utile!

Ormai è passato più di un mese dall'inizio del mio stage.
L'argomento mi piace molto, in azienda mi trovo molto bene, e sto anche procedendo piuttosto spedito, tanto che ci sono dei momenti in cui i responsabili sono leggermente nel panico perché vado più veloce di quanto si aspettino e non sanno cosa farmi fare...
Ma qualcosa si trova sempre, dopotutto è un'azienda interazionale.

Ad esempio, qualche settimana fa, mentre stavo contattando alcune aziende concorrenti (ovviamente in incognito) per un sondaggio, l'AD di una di queste mi fa notare che pochi giorni dopo ci sarebbe stata una fiera di settore per quello che mi interessava.
Una fiera di settore moooooooooooooooooolto ampia. Nel senso che forse il 5% sarebbe stato qualcosa che avrebbe potuto interessarmi, ma vabbè.

Io, da bravo stagista, giro l'informazione a #Boss, #ProductSpecialist (Che sarebbe #ProjectManager dell'altra storia, ho scoperto che avevo capito male il suo ruolo) e #Commerciale, che sono le tre persone in azienda che si occupano della sottoarea per cui sto lavorando (Sì, ecco, azienda... Siete in pochi! Ma lo sapete che c'è un bravo ragazzo che tra pochi mesi si laurea?) per informarli della cosa.
Un paio d'ore dopo arriva una mail da #ProductSpecialist, che dice che lo sapeva già, e che era iscritto, e che sarebbe andato assieme ad un consulente esterno ed ad un altro venditore.
Okay, bon, la cosa è finita lì, e mi rimetto a fare quello che stavo facendo prima di vedere la sua mail.

La mattina dopo arrivo in ufficio, apro Outlook, e... Ohibò!
Una mail dall'organizzazione della fiera. La apro...

"Grazie per esserti registrato alla fiera, #Edhel! Questo è il tuo badge per entrare, stampalo e presentalo all'ingresso"
Apro il badge, e vedo che sono stato iscritto come "Market Expert".
Okay, chi è il simpaticone?

Vado da #Boss, gli chiedo se ne sa qualcosa e lui nega. Okay, fuori uno.
Vado da #Commerciale, ma è in Olanda, quindi tenderei ad escluderlo.
Vado allora da #ProductSpecialist e chiedo a lui, che tutto contento mi dice di avermi iscritto perché poteva essermi utile vedere una fiera di settore, e che avrei potuto imparare qualcosa di utile.
Sì, molto bene... Ma chiedere magari?

Vabbè... Nei giorni successivi gli chiedo come ci organizziamo per la fiera, e lui tutto tranquillo mi dice che ci saremmo visti lì (Vi ricordo che #ProductSpecialist è mezzo inglese e mezzo milanese, quindi immaginate voi...).

Il giorno della fiera arrivo alle 9 (Partendo ad un orario indecente), presento il mio badge, ed entro come  Market Expert di #Azienda. Spero che non l'abbia letto nessuno, o avrà pensato che erano caduti proprio in basso.

Giro un po', faccio un po' di domande agli stand, ma puntualmente quando mi chiedono "Scusi, ma lei chi rappresenta" è un casino, dato che già a tutte queste aziende mi sono presentato con il sopracitato questionario come universitario in fase tesi, e se avessero fatto il collegamento (nemmeno tanto difficile: due persone con lo stesso nome ti fanno domande sullo stesso argomento) #Azienda avrebbe fatto un po' una figura di merda.
Indipercui, oltre a girare, guardare un po' di cataloghi, seguire qualche workshop (Nessuno sull'argomento che mi serviva) e tentare di origliare conversazioni interessanti (Risultati: 0) ho praticamente buttato nel cesso la mattinata.
Per le 12, dopo essere uscito per fumare una sigaretta, rientro... E chi mi trovo davanti? #ProductSpecialist, che mi fa "Ah, sei appena arrivato?"
No, non proprio, sono qui da tre ore a rompermi le palle...

Dopo essermi presentato all'altro venditore spiego a #ProductSpecialist quali sono i miei problemi, nel senso che ho un po' le mani bloccate, e gli chiedo suggerimenti.
Risposta: ma sì, dai, guardati un po' intorno, alla fine qualcosa di utile lo trovi.
Sì, come no...

Dopo averlo seguito un'oretta, arriva l'ora di pranzo. Lo avviso che non avrei pranzato con loro, dato che #Morosa ha l'università a 10 minuti dalla location della fiera, e che sarei tornato per le 2-2.30.

Risposta: "Ma cosa torni a fare? Ma fatti un giro con la tua ragazza che è molto meglio!"

Ma perché cazzo mi hai iscritto allora??

Vabbè... Alla fine no, non sono tornato. Tanto il giorno l'avevo già buttato via, e la scelta tra passare il pomeriggio con #Morosa o con #ProductSpecialist è stata piuttosto semplice.

Però, cazzo... Prima mi iscrivi ad un evento senza manco chiedermelo, poi una volta lì ti fai vedere 3 ore dopo l'ora d'inizio (Anche se lui ha detto che alle 9.30 era già lì, e tendo a credergli. Comunque è uno che lavora sodo e tanto), e più tardi mi dici che non ha senso che io stia lì?
Complimenti.

Devo ancora capire se era ironia inglese o furbizia milanese.

lunedì 3 dicembre 2012

Recensione: Varjoina Kuljemme Kuolleiden Maassa - Moonsorrow

Provare a parlare dei Moonsorrow è difficile.
Chi li conosce sa che sono un gruppo complesso, difficile, dalle mille sfaccettature e molto complessi da inquadrare in un genere specifico.
E sono uno dei miei due gruppi preferiti.

Tanto più che ho deciso di parlare dell'album forse più diverso della loro discografia, ossia l'ultimo,  Varjoina Kuljemme Kuolleiden Maassaa (2011), album composto da sole 4 tracce, ma intermezzato da una serie di intermezzi a narrare una storia.

Ma partiamo dall'inizio.
Chi sono i Moonsorrow?
I Moonsorrow sono un gruppo finlandese, che ha come membri principale i due cugini, Henri Sorvali (Chitarra, tastiere e voci) e Ville Sorvali (Basso e voce), oltre che a Mitja Harvilahti alla chitarra e Marko Tarvonen alla batteria.

Nascono nel 1995, e pubblicano il loro primo album, Suden Uni (Il sogno del lupo), nel 2001. Subito salgono alla ribalta per  il loro stile, unico nel genere del folk metal, con canzoni lunghe, epiche e piene di strumenti ed atmosfera. Segue poi, nello stesso anno, Voimasta Ja Kunniasta (Di Forza e Onore) e nel 2003 quello che è forse il loro più bell'album, ossia Kivenkantaja (Il portatore di pietre).

I Moonsorrow cantano esclusivamente in finlandese, ma tutti i loro album hanno all'interno del booklet le traduzioni in inglese dei loro testi, che permettono così agli ascoltatori di seguire la narrazione dei cugini Sorvali, che spesso cantano delle origini della loro nazione e della morte della cultura finlandese in seguito alle crociate, che hanno abbattuto gli dei pagani per innalzare la croce.

Dopo Kivenkantaja, i Moonsorrow si confermano nel 2005 con Verisäkeet (Versi di Sangue), che conferma la splendida ispirazione della band finlandese, e che apporta alla loro discografia la spettacolare Jotunheim, la mia canzone preferita della loro discografia.

Viene poi il maestoso Viides Luku - Hävitetty (2007. Capitolo Quinto: Devastato), un album composto da due sole canzoni di mezz'ora l'una. Difficile all'inizio, una volta che si è entrati nell'atmosfera dell'album diventerà un capolavoro.

Per arrivare, finalmente, al 2011.


Varjoina Kuljemme Kuolleiden Maassaa signfica "Come Ombre Camminiamo nella Terra dei Morti".
L'album è cupo, tetro e decadente, cosa insolita per i Moonsorrow, che hanno abituati i fan a pezzi epici, battaglieri ed esaltanti, con stacchi folk allegri e sfuriate quasi black alternati a pezzi lenti e commuoventi.
Il disco narra una storia simile al film The Road, ovvero fa seguire all'ascoltatore il viaggio di un gruppo di esseri umani in seguito ad una non meglio specificata catastrofe, che ha quasi spazzato via la razza umana dalla terra.
Questo gruppo di superstiti viene sentito arrancare ed ansimare, mentre avanza faticosamente nella Terra dei Morti (Da qui il titolo dell'album), dirigendosi verso una speranza di salvezza.
Avviso già che contravverò ad una regola che mi ero autoimposto, ovvero il non fare una track-by-track, perché per parlare di un album così complesso è quasi impossibile non farlo.
L'album si apre con Tähdetön (Senza Stelle), brano di 12 minuti, che inizia con un lento e pesante riff di chitarra accompagnato dalla batteria, ad aprire l'atmosfera che accompagnerà per tutto il CD.
Per poi, dopo quasi un minuto, dare il via alla canzone.
Il cantato rauco e sofferente di Ville Sorvali ci porta subito nella situazione di disperazione che accompagna i superstiti: la canzone è sofferente, con chitarre e tastiere a generare un'atmosfera di tetra oppressione attorno all'ascoltatore, che si ritrova a strisciare nel fango, accompagnato da cori maestosi e decadenti, con una campana che suona dei rintocchi in lontananza, e mentre la voce si fa sempre più disperata, improvvisamente ecco uno stacco folk in vero stile Moonsorrow, ma è solo un'illusione.
La disperazione di questo pezzo sembra, anzi, accentuata dal ritmo quasi allegro, con il suono degli strumenti che non permette di staccarsi dalla sensazione di disperazione che il gruppo finlandese vuole trasmettere.
La canzone si ferma all'improvviso, e nello stacco successivo sentiamo i passi del gruppo di superstiti, che vagano sotto il cielo notturno privo di stelle, in silenzio. Solo qualche colpo di tosse spezza il suono del nulla, a dare l'idea della quasi mancanza di speranza dell'essere umano.

Ma ecco che subito dopo le chitarre irrompono, ed è il momento di Muinaiset (Gli antichi).
La canzone è subito aggressiva. Nessuno stacco folk o allegro, solo la voce ringhiante di Ville Sorvali, con le tastiere a riempire l'atmosfera e le chitarre più di accompagnamento, fino allo stacco centrale. La velocità dei riff da una sensazione di ansia, di ritardo, incalzanti nel loro maestoso incedere, mentre un coro epico, degno di Kivenkantaja segue la melodia, e Ville canta la difficile sopravvivenza del gruppo di esseri umani nelle terre desolate.
Un avanzare incalzante di chitarre e tastiera ci porta nella seconda metà di canzone, che serve quasi solo ad introdurre la sfuriata finale.
Perché è negli ultimi minuti che questo pezzo finalmente esplode, travolgendo l'ascoltatore. Ville ormai è incontenibile, e la sua voce è cattiva come raramente lo si è sentito.

"Kohdatkaa muinaiset!Kohdatkaa uusi maailma!"
"Meet the Ancient Ones! Meet the New World"

L'essere umano non è il padrone di questo mondo. E la catastrofe che lo ha spazzato via è solamente un'altra delle fasi che il pianeta ha attraversato, e tra diecimla anni nessuno più si ricorderà di quella razza che un tempo ha abitato la Terra.

Segue un altro intermezzo, simile a quello tra i primi due pezzi, sui superstiti. Ma anche questo è solamente l'intro alla prossima, grandiosa canzone.
Huuto (L'urlo) si apre con un giro di tastiere quasi dolce, momentaneo sollievo, ma anche qui si tratta di una illusione.
Perché la violenza della canzone sfocia immediatamente, devastando ogni speranza di salvezza, e sbattendo nuovamente a terra l'ascoltatore.
Le chitarre si fanno nuovamente feroci, mentre la tastiera continua in sottofondo a suonare la sua atmosfera decandente.
La canzone ha innumerevoli cambi di ritmo: dopo la sfuriata c'è una specie di momento di "calma" relativa, che viene però spazzata via dalla tastiera, che torna a suonare la melodia iniziale, questa volta però più velocemente, accompagnata dal canto di Ville.

"Dove possiamo trovare la strada? La vita non affronta la morte, solo sofferenza e dolore"


I superstiti si perdono d'animo, crollando uno dopo l'altro durante la loro marcia verso la salvezza, mentre la tempesta imperversa su di loro, nei loro cuori la speranza si fa sempre più debole, di fronte alla violenza del mondo che li circonda. Una riflessione sull'essere umano, ma il corpo è stanco, e la mente non fa in tempo a finire il pensiero.
E intanto le tastiere continuano a suonare, le chitarre a straziare l'anima dell'essere umano, senza dimenticare una batteria incalzante ed aggressiva, senza mai essere brutale.
Ma proprio quando la tempesta raggiunge il suo picco, si placa. Gli strumenti tacciono, e solo la tastiera torna a ripetere il suo urlo, questa volta dolcemente, per terminare la canzone, e a fare da prologo all'epilogo di questa storia

L'ultimo intermezzo, Kuolleille (Ai morti), fa da premessa alla canzone finale: si sentono i passi, questa volta di una sola persona. L'unico sopravvissuto alla marcia, che cammina. E arriva alla sua meta, dove sperava di poter trovare altri esseri umani.
Ma il rumore del mare è l'unica cosa che trova.
Lo si sente cadere in ginocchio, e dopo qualche istante lanciare un urlo disperato e liberatorio al cielo. Non c'è nessuna speranza.
Non c'è nessuna salvezza.

Inizia così Kuolleiden Maa (La Terra dei Morti), un pezzo che trasuda disperazione da ogni nota. La chitarra parte subito, riempiendo l'aere di un riff lento e pesante, disperato, che si interrompe solo con una finto momento di pausa, per poi riprendere ancora più feroce ed aggressivo.
Entra finalmente Ville, con la voce disperata, leggermente distorta, che urla il dolore di quell'ultimo uomo, di quell'ultimo superstite, ora che ogni speranza è svanita.
E rimane solo la morte.
Si lascia cadere sulla terra nuda, ascolta il suono del mondo, del mare e del fiume. Sente il tepore della nebbia, non più del sole. Il sangue scorre sul suo corpo, tra le sue mani.
Non c'è nessuna salvezza.
Il testo riprende il titolo dell'album, con una differenza. Non dice "Come ombre camminiamo nelle terre dei morti", ma "Come un ombra cammino nella terra dei morti".
Una piccola differenza.
E intanto le tastiere riprendono, con un giro di una violenza e di una pienezza di suono inaudita (Vi giuro che dal vivo questa canzone è devastante), che annichilisce l'ascoltatore.
Non dà un attimo di pausa, nessun momento di pace. 
L'uomo si perde nelle sue riflessioni. Quando è iniziata la fine? Perché Dio ci ha puniti? Ma i cadaveri intorno a lui non possono dargli risposta.
E come un ombra, nella terra dei morti, sparisce, all'alba della nuova era, di questo nuovo mondo. 
Ed un coro, di un'epicità maestosa si innalza, seguito dall'urlo disperato di Ville.

"Kuolleiden Maa"

E le chitarre irrompono, violente, a spezzare la melodia, che viene pur tenuta da una spettacolare tastiera e dalla batteria, per portare all'ascolto gli ultimi pensieri dell'uomo, sconfitto da qualcosa più grande di lui. Qualcosa che credeva di poter domare e dominare, ma da cui invece è stato sconfitto.
E alla fine, tutti gli strumenti si fermano. 
Solo la batteria. A ripetere lo stesso giro che ha fatto da intro a Tähdetön, che va via via a finire l'album, in una lenta dissolvenza in lontananza.

Mi rendo conto di aver scritto un papirone, e di essere stato probabilmente ripetitivo in più punti, ma amo veramente alla follia i Moonsorrow in generale, e questo album in particolare (E non è nemmeno il mio preferito! Se avessi parlato di Kivenkantaja ne scrivevo un libro!)
Ve lo consiglio.
Per i canoni dei Moonsorrow è un album strano, molto diverso, ed infatti molta gente non lo ha apprezzato. Non è semplicissimo, soprattutto per chi non è abituato a certi generi di canzone, ma vi assicuro che una volta entrati nel mindset lo troverete un capolavoro.

E vi assicuro anche che i Moonsorrow dal vivo sono uno spettacolo. Ho avuto la fortuna di vederli due volte, prima a Novara e poi a Bergamo, e hanno veramente fatto un concerto spettacolare.